Cosa…
Viaggio nei miei pensieri e li traduco in immagini e forme.
Traduco i miei sentimenti, le mie riflessioni in forme tangibili, aiutandomi con le tecniche artistiche apprese in tenera età.
Quel bambino che imparava dai maestri della sua città è cresciuto, ma ha continuato a portare nel suo cuore adulto gli stessi giochi figurativi, più belli dei giocattoli.
Nel mio percorso di studi universitari ho preferito tornare a giocare con l’arte, l’architettura.
Continuo a cercare nuove forme di espressione per me stesso, per capirmi ed esprimermi meglio, senza mai abbandonare lo spirito di allievo d’arte: semplicità, umiltà ed entusiasmo infinito per la propria passione si trasformano in lavoro, così come un colore su dei fili di tela intrecciati diventa arte.
Dove…
Vivo in Italia, la patria detentrice dei 2/3 del patrimonio artistico mondiale. Un luogo fantastico dove puoi facilmente respirare la storia della grande arte e dell’architettura.
Lo stesso paese dove un cittadino passa noncurante in motorino davanti a opere d’arte di migliaia di anni.
In questo paese sensibilizzare all’arte diventa una scelta di vita. Portarla con sé e farla diventare la propria passione e professione è un’investitura che incarna la responsabilità di inventare linguaggi nuovi per un mondo che cambia.
Perchè…
Dipingo per me stesso, disegno per me stesso. Dipingere, disegnare, modellare è diventato un percorso esclusivamente personale che si contrappone a quello più relazionale col mondo esterno che cerco di attuare nell’architettura.
Il mio tentativo è cercare di unire i due percorsi in un unico linguaggio personale in modo che l’uno scaturisca dall’altro. Ed entrambi scaturiscano dall’analisi del contesto esterno e del proprio io personale.